Prima che il buio

L'OPERA (edizione cartacea: ISBN 9788891062529)
Il palcoscenico si illumina: 1918-1926. Il Capitano Giuseppe Giulietti, focoso romagnolo, e la sua gente di mare. D'annunzio e i legionari: 'o Fiume o morte!' Dalla polvere e dalla memoria risorgono uomini e donne con le loro passioni, le loro angosce. Pietro, il fiero scudiero del Capitano, Rosa la dispensatrice di pietanze, non solo, e Maria eterea creatura. Il fondale è Genova con i suoi carrugi, il suo solenne e pomposo cimitero: Staglieno. E la rivoluzione ? Prima o poi, prima o poi...
Primo Premio Cinque Terre Golfo dei Poeti XXVII Ediz. - Verbale di Giuria di Giuliano Adorni
E' un romanzo misto d'invenzione e di Storia, si sarebbe detto nel XIX secolo. La rivoluzione progettata e non attuata è quella promossa da Gabriele D'Annunzio e dal suo variopinto entourage in un momento nevralgico della vita nazionale, dopo la grade guerra, di fronte ad una classe politica alla ricerca di un equilibrio tra le forze in campo quasi impossibile. Il poeta abruzzese appare l'uomo super partes in grado di compiere il miracolo. La rivoluzione da Fiume si sarebbe estesa a favore di tutti gli oppressi della terra. Gli sono a fianco due uomini di grandi capacità organizzative: Alceste de Ambris sindacalista rivoluzionario di grande notorietà, Giuseppe Giulietti guida indiscussa e potente dei lavoratori del mare, ad ogni livello, e l'anarchico Errico Malatesta, uno dei rivoluzionari più temuti a livello europeo. La rivoluzione non ci sarà, perché i promotori non ebbero il consenso popolare in genere e del psi e della GIL in particolare. Nel romanzo svolge un ruolo poeticamente avvincente un uomo di mare, collaboratore ed uomo di fiducia di Giulietti; il suo nome è Pietro(Pietro Belli, della segreteria di D'Annunzio?) che vive intensamente il momento politico rivoluzionario e conduce una vita sentimentale ricca di interessanti avventure. Sarà anche lui uno sconfitto come i suoi più famosi compagni coinvolti nel progetto dannunziano. Dopo un quadriennio di governi deboli ed inconcludenti, Il progetto rivoluzionario verrà adottato da un politico più astuto e più spregiudicato, Benito Mussolini, che si potrà permettere di venire in vagone letto da Milano a Roma per governare l'Italia.
Pietro deluso e stanco, riprenderà la via del mare, De Ambris sceglierà l'esilio in Francia, Giulietti conoscerà il confino, D'Annunzio si chiuderà in uno sdegnato isolamento al Vittoriale. Era sceso il buio.
Giuliano Adorni
RECENSIONE di Donatella Zanello L'autore, a me già noto e recensito per il primo romanzo
("Le stagioni dell'inganno"), ha uno stile limpido ed efficace. Il
linguaggio è scabro, essenziale, aspro, con punteggiatura frequente,
periodi brevi, ritmo incalzante. Il risultato è una sicura potenza
descrittiva nel delineare personaggi e vicende, che rende apprezzabile
ed avvincente la narrazione. E' caratteristica di questo Autore,
inoltre, una certa malinconia orgogliosa, frequente in molta letteratura
ligure, accanto ad una vena per contrasto umoristica e sarcastica,
quest'ultima elemento saliente anche in altri suoi scritti. Notevole è
la competenza con cui affronta gli argomenti storici e descrive sia i
grandi personaggi che quelli minori e "scomodi", nell'ambito delle
vicende di cui si occupa, con puntuale ricostruzione scenica di ambienti
e situazioni realmente esistiti oppure frutto di pura fantasia, creando
una trama dall'intreccio avvincente e dall'effetto accattivante.
Frequente è l'uso di espedienti narrativi che attraggono l'attenzione
del lettore, con tratti lirici di dolente riflessione sulla pochezza
delle cose umane. Alcuni dei personaggi sono storici: oltre al
protagonista, il Capitano Giuseppe Giulietti, focoso romagnolo fondatore
della FILM, Federazione Italiana della Gente di Mare, personaggio
controverso, grande agitatore e fervente politico del suo tempo,
molteplici quanto disincantati sono i passaggi che si riferiscono al
Poeta - Vate Gabriele D'Annunzio, eroe di Fiume, ed al duce del
Fascismo Benito Mussolini, "il maestro di Predappio". Nel romanzo fa
anche una breve comparsa, a sorpresa direi, "un certo Eugenio Montale",
il beneamato poeta ligure, tra i maggiori del Novecento e come è noto
Premio Nobel per la Letteratura nel 1975, grande giornalista inviato
speciale, il quale nella prima giovinezza si dedicò con passione alla
musica come cantante lirico. Numerosi nel romanzo sono anche i
personaggi di fantasia: co-protagonista assoluto è Pietro, marinaio
originario della Corsica, luogotenente, guardaspalle, uomo di fiducia
del Capitano Giulietti. Pietro fuggirà ramingo sul mare in estrema
ricerca di libertà, dopo la caduta e l'arresto a Roma del suo discusso e
controverso capo e benefattore. Rosa è l'ostessa ed amante, donna dal
carattere ruvido e spigoloso, che si contrappone a Maria, altra donna
amata da Pietro. Quest'ultima è invece eterea, sensibile, spirituale, di
una bellezza diafana ed evanescente che attrae Pietro e lo avvince in
una "relazione pericolosa" dalla quale finirà per liberarsi in "extrema
ratio", proprio scegliendo una fuga individuale sugli oceani. Maria
rappresenta la donna borghese del primo Novecento, incline
all'esaltazione mistico-religiosa, agli svenimenti, ammalata di dolore
per la perdita prematura del figlio. Altri personaggi di fantasia sono
il pianista Amilcare e la sarta Caterina, orribile quest'ultima nei suoi
tratti grotteschi a tinte forti. Il periodo storico della vicenda va
dal 1918 al 1926 ed il palcoscenico si illumina sui grandi drammi del
primo dopoguerra, simile in tutto ad una "Pièce" teatrale, ben scandita,
sapientemente orchestrata, ritmicamente suddivisa. Sul palcoscenico si
presentano il Capitano Giulietti con la sua gente di mare, turbolenta ed
adorante delle sue gesta, Gabriele D'Annunzio ideatore dell'impresa di
Fiume, Benito Mussolini determinato con ogni mezzo ad ottenere il potere
assoluto, suffragato dall'appoggio dei suoi squadristi pronti ad ogni
genere di nefandezze e prepotenze. Dalla polvere del tempo l'Autore fa
risorgere angosce e passioni, secondo il criterio letterario di
Manzoniana memoria del "vero e verisimile". Così tratteggia una
rivoluzione sociale in divenire, fotografata nei suoi primordi, una
rivoluzione, beninteso, "mancata", destinata ad essere soffocata e
travolta dal precipitare degli eventi post-bellici fino
all'intransigente consolidarsi, con la marcia su Roma ed il delitto
Matteotti, del regime fascista, che nessuno spazio poteva lasciare a
quelle istanze libertarie sorte nel nostro Paese nel primo ed immediato
dopoguerra. Il teatro della narrazione è Genova, con i suoi carrugi, il
suo solenne e
pomposo cimitero, Staglieno, con le sue statue
stravaganti, le eccentriche memorie, i fantasmi di marmo, angeli,
ieratiche figure testimoni del tempo. Genova la si vive e la si respira
in queste pagine come è da sempre. Viva, sempre nuova, brulicante di
vita e di intrighi nei vicoli fumosi, nei locali malfamati, nelle ville
maestose, nelle strade affollate, nei bar ritrovo di intellettuali, a
Sottoripa, dove si trovano i più antichi porticati sorti in Italia, a
San Pier d'Arena, nei cantieri e nei quartieri operai. Genova, il suo
porto, le sue navi, la salsedine nel vento perenne, il piroscafo
"Persia" trafugato, dirottato a Fiume. E' l'atmosfera, è l'idea stessa
della città, culla di una certa anarchia di pensiero, anarchia
individualista e nello stesso tempo solidale dell'orgogliosa gente del
mare. Una libertà di pensiero che ben rispecchia il "carattere dei
Liguri", indomito e scontroso, riservato ed orgoglioso, dovuto alla
natura stessa della Liguria, alla conformazione del suo territorio
stretto tra le colline ed il mare. Il mare è un altro grande
protagonista di questa storia, il mare come simbolo di libertà, estrema
salvezza per il marinaio Pietro, travolto dalle proprie passioni e dalle
sanguinose lotte politiche senza esclusione di colpi e di efferatezze.
In definitiva, le istanze rivoluzionarie sono destinate a
cadere sotto il maglio del regime fascista, anche qui, a Genova, nel
vento perenne che sale dal mare e tutto trascina. Genova, la città del
passato e del futuro, la città delle passioni senza tempo e senza
ragione né pietà, Genova, la Superba. In questo suo descrivere Genova,
la sua gente, le sue leggende e superstizioni, fin negli aspetti più
biechi e grotteschi, il nostro Autore mi ha ricordato altri apprezzati
scrittori liguri a noi contemporanei: Maurizio Maggiani ("La regina
disadorna", "Il coraggio del pettirosso") e Mario Dentone, ottimo autore
della saga del capitano di mare Geppin di Moneglia ("Il padrone delle
onde"). Meritevole è dunque il nostro Autore, per questo romanzo
pregevole ed originale e per l'interessante ricerca storica che lo ha
originato. I personaggi, belli e brutti, controversi e passionali,
storici e di fantasia, tra riso e pianto, tra vittorie e sconfitte ed
affanni si stagliano indimenticabili, sul piano ben equilibrato della
narrazione. In questo romanzo le istanze democratiche di solidarietà con
i deboli e gli oppressi sono destinate a perire nel buio, il buio che
dà il titolo alla narrazione, rappresentato dall'oscurantismo tipico di
ogni dittatura. E forse questo riferimento al buio allude anche al
mistero che attende, oltre le vicende della vita umana. Così anche
D'Annunzio provvede a costruirsi in vita un mausoleo - rifugio nell'
eremo del Vittoriale, a Gardone. Qui finirà per isolarsi, in preda ai
suoi dèmoni, ai suoi sogni deliranti, circondato dai suoi ninnoli
decadenti, dalle vestigia e dai feticci delle sue gesta eroiche e del
suo anelito all'eroismo patriottico più estremo. D'Annunzio, superbo ed
eccentrico intellettuale, diverrà sempre più estraneo alle scaltre
urgenze del potere, consolidato nel ventennio nelle mani del Duce. Il
suo contrasto con Mussolini sarà insanabile, come testimonia, nel
Vittoriale, la targa apposta sulla porta della "Stanza del Mascheraio", a
firma del Vate. Qui si legge:
"Al visitatore: teco porti lo specchio di Narciso.
Questo è piombato vetro, o Mascheraio.
Aggiusta le tue maschere al tuo viso
ma ricorda che sei vetro contro acciaio."
In conclusione, "Prima che il buio" di Gianfranco Andorno è un interessante romanzo storico, foriero di profonde ed importanti riflessioni sulla Storia e sulla micro-Storia del nostro Paese, sulle sue gravi e sempre attuali problematiche politiche e sociali, sul destino della nostra democrazia e della nostra Costituzione, sulla sua instabilità politica. E' anche motivo di riflessione sui tragici errori che l'umanità ripete nel corso dei secoli, sul "fardello del male" che la vita comporta. Voglio così concludere con una citazione dello stesso Autore: nella risposta a questa domanda si cela il futuro delle nuove generazioni.
"Saremmo mai capaci di compiere un nuovo cammino senza ripetere gli errori?"
Lerici, 13/03/2015 Donatella Zanello
NOTA BIOGRAFICA
Donatella Zanello, nata a La Spezia dove vive e lavora, autrice di poesia, narrativa e saggistica.
Laureata in Lettere Moderne all'Università degli Studi di
Pisa, vincitrice di numerosi premi letterari , presente con i suoi
scritti in molte antologie e siti letterari, presiede la giuria tecnica
del premio di poesia "Cesare Orsini" ed è membro di giuria di importanti
premi letterari. Ha pubblicato otto raccolte di poesia: "Polvere di
primavera", "La donna di pietra", "La sognatrice", "Passiflora", "Il
tempo immutabile", "Poesie Provenzali", "Labirinti", "Il colore del
mare" ed è autrice di numerose recensioni per poeti, scrittori e
pittori.
Partecipa a numerose manifestazioni culturali su tutto il
territorio nazionale ed all'estero ed ha partecipato ad un programma
televisivo dedicato alla poesia su Tele Liguria Sud canale 19.
Il paesaggio ligure e mediterraneo, il mare come fonte
costante di ispirazione, il viaggio come elemento di conoscenza, il
rapporto uomo-natura, la ricerca spirituale come unico vero significato
dell'esistenza sono i temi fondamentali della sua vasta produzione
poetica.