Il pesto e... il basilisco

L'OPERA (ISBN 978-88-7172-913-8)

Il protagonista è un giovane professore circondato da un'orda di alunni incivili, vittima di un Preside dispotico, di colleghi incapaci di elevarsi al di sopra delle preoccupazioni e della "dimensione" piatta e provinciale della professione. E' anche costretto ad affrontare genitori stressanti, pertanto finisce per immergersi in un mondo tutto suo. Il mondo delle conferenze, degli ordini cavallereschi, dell'occulto. Vive rocambolesche avventure, sconvolgenti passioni, ma le delusioni, le umiliazioni sono in agguato. Eppure il nostro protagonista, ingenuo sognatore, riesce a rimanere sempre se stesso: un buono, un po' "sfigato" ma non domato dal grigiore dell'esistenza. Destinato a cadere e ... a risorgere?

Prefazione del Prof. Armando Fossati:

Il Pesto e... il Basilisco è un racconto che si legge volentieri, anche se, per il lettore, non è sempre facile districarsi nella frequente commistione tra i due piani della narrazione: quello del reale e quello del fantastico.
C'è infatti la frequente trasposizione tra passato e presente, con l'inevitabile conseguenza di situazioni paradossali e divertenti; l'irruzione di figure, immagini e situazioni del passato nella quotidianità del presente.
Nell'apparente leggerezza della vicenda il protago­nista appare come il ritratto dell'uomo medio di oggi, che supera le difficoltà della vita con un atteggiamento sempre condiscendente e possibilista, aperto al compromesso, a tutte le esperienze, accettando saggiamente il mondo che lo circonda.
Il protagonista sembra irrimediabilmente votato ad una vita grigia ed un po' meschina, ma si salva perché nell'autore scatta immancabilmente (ed al momento giusto) il rimedio dell'ironia e della comicità.
In passato l'eroe era colui che si dimostrava capace di compiere imprese grandiose; il protagonista invece è l' "eroe" del vivere quotidiano, che ha ormai ben chiari i limiti impostigli dal destino e che, pur essendo quotidianamente assediato dalla meschinità, dal grigiore dell'esistenza e dalle sconfitte, non si lascia mai domare o sopraffare da queste. Si muove come può in questa broda insipida e disgustosa che è la vita, consapevole delle sue possibilità (che sono scarse) e soprattutto dei suoi limiti (che sono invalicabili).
Lo stile di Andorno, come al solito, è apparentemente sbrigativo e sommario, tanto da sembrare, ad una prima lettura, poco curato e disadorno. Sicuramente però è uno stile molto efficace, i cui principali ingredienti sono:

  • Periodi brevi, a volte di una sola parola, e perfino privi di proposizione principale; espressioni concise e sintetiche, ridotte all'essenziale;
  • Stile scarno, povero di aggettivi e avverbi, ma tutto intessuto di cose concrete, e spesso spigliato e vivace.

Le immagini e le situazioni perciò appaiono in tutta la loro immediatezza, senza ornamenti o inutili e ricercate eleganze. La narrazione corre via veloce, in un susseguirsi nervoso di vicende sempre nuove.
In conclusione, si tratta sì di un romanzo di piacevole lettura, ma non di puro e semplice svago; infatti ha il pregio di invitare a pensare.
Prof Armando Fossati

Recensione - Redazione - 07/01/2009

Sogni e incubi nei vicoli della Genova più vera

E' uscito il secondo libro di Gianfranco Andorno ed ecco la sorpresa. L'autore scombina le carte, abbandona la "penna storica" che ha abilmente usato per coinvolgerci nelle Stagioni dell'inganno, premio Fiorino d'Oro, e ci propone una vicenda onirica. Dove il reale si mescola all'irreale creando una divertente confusione, che l'autore (beato lui, penserà a volte il lettore disorientato) tiene però saldamente in pugno. Ambiguo il titolo, ammiccante la copertina che ritrae un bel lucertolone verde, un basilisco verde per l'appunto come il pesto. La sua espressione beffarda è il biglietto da visita, anticipa il contenuto del libro che ha come sfondo il centro storico di Genova. Il personaggio è il timido prof. GG. che cerca di sfuggire alle persecuzioni del suo preside, dei colleghi, degli allievi, rifugiandosi nell'esoterico e nella musica. Ed è qui che s'imbatte nel fantasma di Stradella, musicista barocco ucciso a Genova per questione di donne. Stradella è la sua antitesi: reazionario, godereccio, fanfarone. E questo strana coppia si assume l'onere di risolvere un misterioso omicidio accaduto secoli prima. La vicenda si svolge tra i palazzi dei Rolli e "allegre" trasferte: nelle catacombe di sant'Agnese, e nell'ossario dei Cappuccini a Roma, nella moschea di S. Sofia ad Istanbul dalla colonna che piange... L'ambiente della scuola fa da cornice, le sue disfunzioni vissute nel quotidiano. Il precariato, la lotta per i punteggi, l'assegnazione delle supplenze, il "mercato delle vacche": qui il realismo non manca, Andorno però lo colora di ironia, mai stanco di giocare e stupire. Stradella, personaggio chiave ma in versione fantasma, permette bizzarri flash nel passato. Ecco comparire Engels, filosofo progressista ma anche industriale tessile che concede prestiti all'amico Marx (il Karletto). Che compra una borsa alla moglie a Porta Portese e viene raggirato, abbattendo i capisaldi della loro dottrina: i "vu cumprà" hanno distrutto il mito del proletariato che doveva cambiare e salvare il mondo.Lo stile di Andorno è il consueto: all'apparenza sbrigativo e disadorno, ma efficace. Scarno, essenziale, ma spigliato, vivace e condito di vocaboli inconsueti che obbligano a rispolverare il dizionario. C'è persino un garbato invito al lettore a ribellarsi dalla dittatura delle trame dei romanzi... un seme di anticonformismo che già ci aveva colpito nelle Stagioni dell'inganno. Aspettiamo il prossimo colpo di scena.«Il pesto e il basilisco» Giovanni Andorno, De Ferrari, 117 pagine, 10 euro

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