Anime in leasing

L'OPERA (edizione cartacea: ISBN 9788891035851 -edizione ebook: ISBN 9788891046741)
Edoardo, il fratello
Antonio e l'amico Vinicio. Antonio ha l'affanno di ammucchiare,
prevaricare. Vinicio, prete, procede incerto verso l'Africa. Edoardo
cerca la sintesi, fa da ponte tra il relativismo e lo spirituale,
tormentato dal desiderio di resistere al consumismo e all'erotismo della
cognata.
La cornice è un paese agricolo che, assalito dal boom
economico, si trasforma in cittadella industriale. C'è anche la
celebrazione e l'anatomia di un padrone.
Edoardo? Edoardo è un martire moderno, con i suoi dubbi,
senza altare e proseliti. Le anime sono in leasing perché affidate con
l'impegno finale del riscatto. Anime in pegno: da pagare e da restituire
dopo l'uso
Commento del Prof. Armando Fossati
A leggere questo romanzo ho provato un senso di piacevole sorpresa: l'orizzonte umano e letterario di Andorno, rispetto alla sua produzione passata, sembra essersi ampliato in misura consistente, e questo non solo perché lo sguardo dell'autore si allarga ad osservare ambienti più vasti ma anche perché la sua mente si apre a riflessioni più profonde sull'esistenza e sulla condizione dell'uomo.
La prima, immediata impressione che si ricava alla lettura è quella di una grande ricchezza di personaggi, immagini, episodi, spunti di riflessione e riferimenti di varia cultura, spesso utilizzati, questi ultimi, in chiave ironica o comunque sciolta e leggera.
Un secondo pregio che mi sembra opportuno
sottolineare è la capacità di Andorno nel fornirci (specialmente
nei primi capitoli) un vero e proprio affresco di vita: le
linee di paesaggio, delineate in forme essenziali e fortemente
realistiche, il quadro della società di un grosso centro
abitato, con la sua mentalità e con i suoi problemi di classe,
ed è un po' superficiale e non veramente convinto, ma poi resta
deluso al contatto con una realtà per lui meschina e del tutto
imprevista. Ritengo che lo stesso possa dirsi perfino di
Antonio, che sembra l'incarnazione del male, ma che certamente si
comporta secondo una sua logica stringente, distorta ma
reale, anche se poi realmente il personaggio si rende conto della
durezza dei suoi comportamenti e cerca di motivare
razionalmente ogni sua azione. (Parlando di lui, pensa così il
fratello Edoardo: "L'uomo è mascalzone, lestofante, ma da venerare
perché creatura ormai avviata in un inarrestabile processo di
evoluzione, o ancora le numerose descrizioni di momenti di vita in
atto, come la festa del santo patrono, nel cap. 2, o la
descrizione degli effetti dell'alluvione, nel cap. 7.
Un terzo importante aspetto del romanzo è
l'abilità dell'autore nel delineare via via le figure dei
protagonisti (i due fratelli Edoardo ed Antonio, e Vinicio, amico
di Edoardo). Gradualmente, avanzando nella lettura, si è portati a
farsi un ritratto preciso dei personaggi che, come tutte le
persone viventi, hanno una loro fisionomia complessa, con un
tratto principale, arricchito però da altri tratti secondari, forse
meno evidenti ma non per questo meno importanti e a volte
perfino sorprendenti.
Proprio a quest'ultimo interesse dell'autore per
l'aspetto psicologico dei personaggi si connette strettamente
quello che vorrei considerare il tema più importante del romanzo,
una vera novità rispetto ai libri precedenti: mi riferisco
soprattutto al capitolo nono (ma anche ai due successivi), nel
quale Edoardo riflette sulla figura e sui comportamenti del
fratello Antonio, impegnandosi in una sorta di ragionamento
riepilogativo di tutta la sua esperienza di vita. Vengono
toccati a questo punto alcuni temi molto vasti e significativi:
l'analisi dell'umanità nella sua complessità, la costante presenza
di schiavi e padroni, la persistenza del male, incarnato nella
figura di Antonio.
Queste riflessioni dimostrano che il "discorso" di
Andorno, sul finale del libro, tende a dilatarsi ed innalzarsi
dai fatti contingenti, casuali, alle consapevolezze più profonde e
ragionate.
Mi soffermo dunque un momento sui tre personaggi
principali. Sono figure psicologicamente complesse e quindi non
sono tipi fissi ed immutabili, ma caratteri reali, variegati e
complessi, e soprattutto portati a variare nel tempo. Prendiamo
Edoardo: è un uomo pieno di dubbi, incertezze, problemi e
tentennamenti; è un personaggio vivo, che, durante la vita,
al momento di fare delle scelte, spesso si blocca; non sa
giudicare ciò che è bene e ciò che è male, ciò che conviene
e ciò che non produce frutti. Non ha insomma alcuna certezza, e
questo lo rende una figura di grande attualità: è uno che, a
conclusione delle vicende, è disposto per sua stessa natura a
riflettere su se stesso ed a rimeditare tutto ciò che ha
vissuto. Questa caratteristica, nella vita reale, è molto
diffusa, e riguarda ciascuno di noi. Lo stesso può dirsi
di Vinicio, che dapprima sembra carico di ideali religiosi: di
Dio").
Interessante è poi osservare la figura di Gianna,
piacevolmente "dipinta" nella sua superficialità e volubilità di
atteggiamenti, come se recitasse varie parti in commedia, secondo
le circostanze e l'opportunità del momento.
Per valutare correttamente il romanzo bisogna
insomma liberarsi da pregiudizi di ordine moralistico. Forse il
quadro di un'umanità cinica, immorale e irrimediabilmente
perduta poteva essere valido per i due romanzi precedenti di
Andorno. Qui c'è invece un'importante novità: i protagonisti
sono un po' l'immagine, il simbolo della varia umanità, spesso
soggetta a tentennamenti e cambiamenti, oppure volutamente perfida e
prevaricatrice, ma non pura e semplice incarnazione di una società
irrimediabilmente perduta.
Accanto a questo però nel finale emerge anche un
altro tema importante, ben nascosto sotto una scorza fatta di
amara ironia e di disincanto: è la pietà per gli uomini, "martiri
moderni... senza altari e proseliti", spesso colpiti dalla
delusione, dalle ferite del tempo, dalle sventure o dalle offese
dei prevaricatori; per comprendere bastano due esempi tratti dal
finale del romanzo: il "ritratto" dei vecchi che vengono portati
in pullman a ballare, nel finale del capitolo decimo, e, all'inizio
dell'undicesimo, l'immagine degli autisti, sfruttati e rovinati da
Antonio.
Ma è sicuramente l'epilogo che apre ulteriormente
gli occhi del lettore sulle riflessioni di Edoardo. La sorpresa
del finale giunge inaspettata a correggere in modo definitivo
le sue conclusioni.
Il tutto è poi reso più godibile da uno stile ormai sperimentato, efficace e, a tratti, di grande effetto.Prof Armando Fossati
Commento del Prof. Paolo Paolini
Attendevamo da oltre due anni, noi
lettori fedeli (forse scelti, ma sicuro assai più dei venticinque di
manzoniana memoria) una nuova opera narrativa di Andorno. Qualcuno
potrebbe obiettare che Pesciade (in collaborazione con Gino Carosini)
sia stata presentata poco più di un anno fa, ma, senza nulla togliere
alla coinvolgente graphic, densa di rimandi storici, ideologici,
sociali, di costume, era dalla fine del 2010 (con l'Istruttore di volo)
che lo scrittore vernazzolese non pubblicava un romanzo.
In Anime in leasing, assistiamo ad una conferma della
società e degli eroi dell'immaginario andorniano: ma, questa volta, non
ci sono concessioni al passato o al fantastico, come pure, ad un'ironia
sarcastica che condiva spesso i momenti più crudi delle pagine di
Andorno.
Dopo quattro opere è ben riconoscibile uno stile nel
periodare, proprio dell'autore, una scelta lessicale (ampia e fluttuante
dal triviale al colto, dal parlato all'inglese tecnico o di uso
comune), ma soprattutto, al di là dell'ambientazione, un' humanitas
sopraffatta dagli istinti, zoomorfa, vorace, parassita, talvolta
masochisticamente e piacevolmente vittima, invidiosa, bugiarda (anche
quando non necessario), servile e ruffiana con i potenti, carnefice con i
deboli. Al più qualche personaggio può essere - in questa comoedia che
molto ha di infernale - inizialmente ingenuo, idealista, (si pensi a GG,
a Max, all'ultimo Edoardo), ma, ben presto, verrà - questa pare la
lezione di Andorno - raggirato, quando non tocca il sordido della
realtà o non sprofonda nel suo fango.
E in questo, poco conta che Andorno ambienti il suo
intreccio durante la guerra civile combattuta in Italia a conclusione
del secondo conflitto mondiale, salti dall'attualità al Seicento,
descriva le conseguenze del boom economico e il declino degli ultimi 50
anni della Superba. Il suo è un mondo senza redenzione, senza
possibilità di riscatto, nudo, spesso sgradevole, ma autenticamente
genuino al sapore, il cui effetto sul lettore è - per contrasto -
quello di lasciare uno spiraglio di luce, in un'età così cupa: nella
media, infatti, chi vive nella società occidentale del terzo millennio,
non è bersagliato quotidianamente da tante sgradevoli creature e
situazioni. Oppure sì, ma gode di tante distrazioni da non esserne
conscio. [...] Ritornando all'ultima fatica, Andorno preferisce non
prediligere un unico personaggio, (o una coppia, come ci aveva abituato
precedentemente), ma puntare di più sulla relazione di Edoardo con i
genitori, l'amico Vinicio, le dipendenti, il fratello Antonio, la
cognata Gianna, il tutto, posto al giudizio di un coro che ne valuta le
incapacità, siano essi i ristretti e maschilisti astanti della cittadina
di provincia di cui i fratelli sono originari, le operaie della
fabbrica di famiglia o la corte dei miracoli di cui si è circondato nel
porto di Genova, Antonio
Prof Paolo Paolini
Risposta del Prof. Armando Fossati
Il giudizio formulato dal tuo amico non
è sballato, ma è semplicemente parziale, descrittivo, e manca di
conclusione. Come considerazione generale, sembra però voler dire che
non vi è nulla di nuovo rispetto ai libri precedenti. E invece non è
così. Mi soffermo un momento sui 3 personaggi principali. Sono figure
psicologicamente complesse e quindi non sono tipi ma caratteri reali.
Prendiamo Edoardo: è un uomo pieno di dubbi, incertezze, problemi e
tentennamenti; è dunque un personaggio vivo, che, durante la vita, al
momento di fare delle scelte, si blocca, che non sa
giudicare ciò che è bene e ciò che è male, ciò che
conviene e ciò che non produce frutti. Vogliamo dire però che questa
caratteristica è molto diffusa, e che riguarda ciascuno di noi. Lo
stesso può dirsi di Vinicio: dapprima carico di ideali religiosi, un po'
superficiale e non veramente convinto, e poi deluso al contatto con la
realtà. Sto ancora studiando la figura di Antonio, che sembra
l'incarnazione del male, ma che forse ha una sua logica, distorta ma
reale. Interessante sarebbe poi analizzare la figura di Gianna,
piacevolmente "dipinta" nella sua superficialità di comportamenti.
Il giudizio dato dal tuo amico descrive bene le
caratteristiche tecniche del libro ma sembra rispondere ad un bisogno di
valutazione solo morale, e non letteraria. Questa valutazione morale
delle vicende mi sembra discutibile, perché forse il quadro di
un'umanità cinica, immorale e irrimediabilmente perduta può essere
valida solo per i due romanzi precedenti. Qui c'è un'importante novità: i
protagonisti sono un po' l'immagine, il simbolo della varia umanità, e
non incarnazioni di una società irrimediabilmente perduta.
Alcuni passi del tuo libro (te lo dico con un certo ritegno), letti con attenzione, mi hanno toccato.
Prof Armando Fossati