Pesciade

L'OPERA [ ISBN 978-88-7388-352-4] Liberodiscrivere
Pesci freschi per una satira da rinfrescare
Prendiamola alla lontana, per andare però subito dopo all'essenza della
storia che avete tra le mani. Dov'è, oggi, dove va, dove andrà a finire
la satira politica ? Per "satira politica" - sia chiaro - non intendo
solamente la satira a soggetto strettamente politico, quella che
imperversa, con le sue vignette, sulla stampa quotidiana. Quella degli
"elzeviri disegnati", tanto per usare un'immagine corrente, che però
durano lo spazio di un mattino, un po' come accade per le cronache
politiche e per i suoi protagonisti in cerca d'autore, soffocati dalle
polemiche contingenti, dagli scandali, dalle manovre e manovrine
economiche, dalle tante emergenze, più o meno istituzionali, che, da
decenni, si abbattono sistematicamente sul Bel Paese.
La satira che fa mostra di sé sulle prime pagine dei giornali fotografa
la realtà, seppure attraverso un grandangolo deformante. Dà qualche
buffetto al potente o all'impotente, politicamente parlando, di turno
(alternativamente "di destra" o "di sinistra") e si ferma lì, senza
avere il tempo, né l'ambizione, per andare oltre la pura e semplice
cronaca.
Rispetto a certe stagioni del passato, quando la satira a vignette
faceva indignare (pensiamo - per citare qualche esempio -
all'anticlericalismo di Galantara, all'antimilitarismo di Scalarini, ai
"trinariciuti" di Guareschi, alle riviste underground degli Anni
Settanta del Novecento) agli odierni autori del/nel quotidiano non si
chiede niente più che consolarci, con un sorriso, delle tante storture e
brutture di un sistema politico sempre più... nudo. Vista così la satira
corrente non sembra avere grande salute, malgrado la sua persistenza ed
invadenza, fatta ormai com'è di tanti, buoni ragionieri del sorriso.
Oltre questa realtà, diciamo "più istituzionale", per cui difficilmente,
a differenza che nel passato, un autore si becca la classica querela,
c'è però un altro tipo di satira, politica in senso lato, cioè capace di
guardare oltre la cronaca contingente. E' una merce rara. Viaggia su
linee secondarie, lontana dai grandi riflettori. Si insinua nella
"rete". Non ha grandi canali distributivi. Ma proprio per questo, com' è
sempre stato per le vere "avanguardie", mostra di essere un passo
avanti rispetto alla satira "ufficiale", sfuggendo alla ripetitività
cronachistica, alla polemica contingente, per provare a darsi e a dare
una prospettiva culturale e di conseguenza politica di più ampio
respiro. Impresa non facile in tempi di "relativismo ideologico", ma
impresa che ha in sé il grande fascino dell' anticonformismo, cattivo,
quanto basta, nei confronti delle storture dell'odierna società e delle
più recenti mutazioni antropologiche, che tutti hanno travolto.
La Pesciade per un mondo peggiore di Andorno & Carosini a questo
contesto guarda, invitandoci a leggere con una prospettiva lunga,
verrebbe da dire, un po' seriosamente, "epocale", il mondo d'oggi. A
differenza di certa satira corrente, qui di veri e propri "pesci in
faccia" si tratta. Alla larga perciò da qualsiasi moralismo, anche
lessicale. Da qualsiasi fisima educativa.
Vaccinati rispetto ai vecchi cascami della cultura dominante (di destra e
di sinistra) i due autori invitano ad andare all'essenza, trascinando
nel trita..pesci della satira vecchi e nuovi miti. Lo fanno con
"tranquilla coscienza" (in fondo - scriveva Friedrich Nietzsche -
"ridere significa essere cattivi con tranquilla coscienza"),
invitandoci, malgrado la puzza di pesce, a "volare alto" (e qui, giusto
per non scontentare i lettori più "ortodossi", vale la pena ricordare
come il cattolico Chesterton abbia scritto che gli angeli possono volare
perché non si prendono troppo sul serio), ma con quel disincanto che
gli anni e le esperienze personali, e non solo, si portano dietro.
Ben lontani perciò dal precotto del messaggio salvifico, ad Andorno
& Carosini interessa poco cambiare il mondo, usando la satira come
arma, anche se è del tutto evidente che il mondo così com'è non piace ad
entrambi. Non piace non tanto o non solo per i suoi "assetti" sociali e
politici, quanto per come sono gli uomini e le donne, con il loro
atavico fardello di egoismi, di meschinità, di utopie (centrale la
figura emblematica di Giobbino/Giacomino), di paure, di pulsioni.
Perciò dal trita...pesci dei due autori non si salva nessuno: la classe
operaia e la borghesia, il ceto intellettuale e la Chiesa, la vecchia
Urss ed i tramontanti Usa.
Al lettore il compito di individuare, nel pirotecnico accavallarsi di
immagini e di rasoiate (culturali ovviamente), il bandolo della
"matassa", con la consapevolezza di fondo che la Pesciade è in realtà un
alibi per divertire e divertirsi. Magari - per chi ancora spera - in
attesa di tempi migliori, senza però illudersi di trovare quel senso
della Storia, sui cui si sono dannate generazioni di occhiuti
intellettuali. Per Andorno & Carosini è piuttosto il non-senso della
Storia a trionfare, nel nome di una libertà praticata e creativa, a
tratti svagata, che non illude e non si illude, fino a teorizzare un
mondo..."peggiore".
Tra tanti "riformisti" mancati (a destra e a sinistra) e troppe
gattemorte della politica, della cultura, spesso anche della satira
"ordinaria", ben venga il segno ribelle a rimarcare, nel nome della
Pesciade, differenze sostanziali e voglia di libertà autentica.
Mario Bozzi Sentieri
(Politologo e saggista)Due righe dagli sventurati autori
Acciderbola direte... alla vostra età avete ancora voglia
di dilettarvi coi fumetti! Ebbene sì, cari lettori, ne avevamo voglia!
E così, se avrete la bontà di leggerlo, scoprirete un
fumetto incazzoso, sporco e cattivo come quelli che si facevano negli
anni 60/70 specialmente in Francia e U.S.A. Noi, molto modestamente,
vogliamo darvi un'oretta di divertissement senza pensieri. O meglio
vorremmo farveli venire! Qui non si salva nessuno: destra - sinistra
tutti nel gran calderone del brodo primordiale... non vogliamo passare per
qualunquisti anzi, vogliamo solo far riflettere col sorriso sulle
labbra su questo mondo che va a rotoli.
Sperando di farvi incazzare un poco.
As veduma amici!
Ginus et Gianfrà
Recensione "Pesciade" - Margherita Orsino (maitre de conférences à L'Université de Toulouse)Cari Andorno e Carosini,
ho avuto il piacere di leggere la vostra PESCIADE che mi
ha sollazzato e suggerito alcuni commenti che vi scrivo "a caldo".Premetto che non sono un'esperta di fumetti - e che non è
un oggetto che colleziono, tipo mercatino delle pulci domenicale o
ancora meno siti internet specializzati - ma che come molti di quelli
che come me sono nati negli anni sessanta (io proprio all'inizio della
decade) i fumetti hanno fatto parte della mia vita da "tira e molla"
alle elementari, a Alan Ford al liceo, passando per i Fantastici 4 di
cui ero una lettrice indefessa al tempo dell'adolescenza, quello in cui
mi piaceva ancora andare sull'ottovolante e in cui i ragazzi mi
sembravano esseri strani e senz'altro molto più pericolosi
dell'ottovolante. Ma ecco, anche quando, ai tempi del liceo, ho
preferito all'ebbrezza del luna park, i giri in banda mista, su vespe
cinquanta e motorini generalmente affollati più del dovuto, anche qui un
topos della mia generazione, proprio in quelle bande che si riunivano
"sotto il ponte" oppure "in piazzetta" o ancora "dal benzinaio" ecc., ho
scoperto che erano soprattutto i ragazzi a conoscere e collezionare una
quantità di fumetti che potei così leggere a ufo, non senza remore da
parte del povero collezionista preso fra la voglia di proteggere il
prezioso oggetto e lo charme di cui le "squinzere" (termine epocale)
hanno sempre saputo usare in tali circostanze : " me lo preeeeesti????".
Certo, non era l'autunno caldo, ma nel settantasette, del
sessantotto se ne parlava e molto, e in fondo la televisione non avevamo
il tempo di guardarla, tanto meglio. Dunque è con un certo orgoglio di
dilettante che posso dire di non aver avuto bisogno del glossario che
giustamente avete messo in appendice (a parte per la storia deliziosa
dell'archiciapp, riportata da Gadda, che non conoscevo).
Così ho scoperto i bei fumetti italiani e stranieri di
quell'epoca, il cui spirito ho piacevolmente ritrovato nel vostro: i
fumetti della protesta, della satira e della creatività (Re nudo, Hara
Kiri, Mad per non citare che tre tendenze diverse tra loro e che
tuttavia ritrovo), dell'erotismo a volte comico a volte sensuale a volte
anche pornografico (da Crepax a Manara ma anche tutta la vena francese
da Gotlib a Bilal), della satira politica e dell'autoironia : i Freak
brothers con i loro nasi a forma di spinellone o fallo sono quelli che
per primi mi sono venuti in mente e che naturalmente già ironizzavano
sulla figura del poeta-salvatore col medaglione peace and love.
Ma quello che mi piace è che la vostra pesciade non è un
solo omaggio che potrebbe sembrare semplicemente nostalgico, a quella
cultura iconoclasta, ma un'attualizzazione e un invito a osare un certo
stile. Per attualizzazione non intendo infatti solo il fatto di parlare
di argomenti attuali di denuncia (dall'inquinamento allo strapotere dei
media e delle multinazionali per esempio) o di inserire squisite
caricature di personaggi della scena odierna, ma di voler rivendicare
oggi quello spirito ribelle e godereccio, anche kitch diciamolo o
politicamente sconnesso (in francese direi décalé) più che "scorretto",
che era tipico di una certa linea di libero pensiero e libero disegno.
Quindi da anomala lettrice (anomala in quanto non esperta
del genere e in quanto ormai lontana da Genova e dall'Italia, dunque
anche forse meno sensibile a certi riferimenti alla superattualità
genovese) dico comunque che mi piacciono i fumetti che come il vostro
fanno "venire i pensieri" per citare la breve introduzione, in modo
indiretto, non pedagogico, magari come quei personaggi in calce,
microspici e periferici, che portano cartelli (alla Jacovitti per
intenderci, un grande antenato, immagino, per voi... ma forse mi
sbaglio?).
Leggervi mi ha dato voglia di un seguito. Allora, una domanda : "continua"?Margherita Orsino (maitre de conférences à L'Université de Toulouse)
Eleana Marullo (OLI 321)
Pesciade si legge con l'accento sulla i, epica come
Iliade, Odissea ed Eneide, e come queste ultime descrive l'epopea di un
eroe. Giacomino, stralunato predicatore, intellettuale e pacifista,
cerca di muovere le masse e svegliarle dal sonno in cui le ha
precipitate la religione del consumo, attirandosi gli odi di tutte le
categorie sociali, padroni, servi, finti operai, cacciatori e così via.
Mentre fugge dalle bastonate, vittima della consueta incomprensione tra
popolo e intellettuali, trova rifugio tra le braccia di Bice, procace
pescivendola "sanamente popular qualunquista". Fa da sfondo una città
soprannominata la Superba, in cui a Natale la sindaco fa impiantare
abeti in lamiera temperata al posto di quelli veri, che non ricrescono
più, "meglio di quelli delle ramblas di Barcellona". Nella città, tetra e
fuligginosa, la gente fa la coda per vedere quello che le è stato
tolto: l'ultimo albero superstite, incapsulato dentro un'enorme palla di
vetro, creazione del grande architetto di fama internazionale.
Il popolo sfila, con i suoi finti operai in finte
manifestazioni (comparse per ricordare un'epoca che non torna più), con i
precari lamentosi e azzimati in abito firmato, e non è pronto al
messaggio del profeta Giacomino, che dal pulpito predica "ritornate agli
stenti, ad una sana miseria".
Quando Giacomino sarà sul punto di sacrificarsi e darsi
in pasto al mondo per alleviare la fame e la povertà, un intervento
divino lo salverà lo riporterà nei ranghi della società, grazie ad una
drastica rieducazione.
La storia è un fumetto che gli autori definiscono
"incazzoso, sporco e cattivo come quelli che si facevano negli anno
60/70", che ha l'obiettivo di non salvare nessuno, tra destra e
sinistra, ambientalisti, chiesa e civiltà del consumo, per far
riflettere e sorridere con amarezza. Pesciade, per un mondo peggiore, è
opera di Gianfranco Andorno e Gino Carosini, edita nel 2011 da Liberodiscrivere.
Eleana Marullo