La gita

04.07.2018

Da Valtriversa ecco il mare!

"Oh boia faus,
cuma brusu ste pere!"
Saltellano fachiri novelli
sulle pietre roventi.
La canotta da muratore mostra
la schiena d'aragosta,
il bianco d'uovo sbattuto a lenire.
Il sale aspro asperso,
la salamoia delle acciughe,
nelle ferite inferte dai fittavoli
per le contese sulle mercedi.
Le accette, bagliori nel duello,
scagliate dai fratelli:
"questa terra è mia!"
Le oche decollate vagano
sbussolate nell'aia,
i colli mozzi timoni.
Ma il mare di chi è?
I padroni come lo spartiranno?
Le ore i passi
frullano nel bitume molle.
Il treno sbuffa, lacrima un poco
e, dopo aver scriminato azzimato
la nuca della cittadina,
grugnisce come un crinet.
E laggiù, nel castello di sabbia,
s'infila sprofonda.
Stendi il braccio e buchi la tela:
era un quadro?
Indugi sulle onde,
posticce e piastricce,
del fondale miraggiato,
ma i campi ti reclamano:
"torna, torna!"
E la zia, magna Regina:
"aiè i piulot! sara i polastr!"
Le gonne variopinte delle zingare
mettono le ali e slombano
oltre la riviera, i balòt.
(Vitale Edizioni 2008)


© 2018 Gianfranco Andorno. Tutti i diritti riservati.
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