Esodo

04.07.2018

Il sole batte il ferro della meridiana

e lo gobba.
Le ore fuggiasche liscano
le cime dei pioppi, le fanno serve.
Autostrada corri corri lontano:
chi t'acchiappa?
La tampa interrata non gracida più.
Le anatre impiccate al tirassegno
penzolano nella piazza in festa.
Sul sagrato sciamano i villani ingessati
nei marzotti pesanti, i sorrisi sdentati:
bondì cerea, cerea monsù.
Giaccio nel fienile murato; salgono
dalla botola i mugghii della stalla vuota.
La tamerice mi trafigge: diniega l'ombra.
Dov'è finita la fatica degli avi?
La terra, ostile e ribelle,
si fa beffe delle schiene prone.
Celebra il suo trionfo
con il groviglio di stoppie di gaggie,
i rovi ghirlande elette all'uomo.
Nella memoria lacera, scorticata,
i frammenti acerbi.
Io ibrido costretto a scialare le vacanze
nella calura della odiata campagna.
Spintonato nei covoni odorosi
dai gagni scalzi
con abbracci sudati confusi.
Deriso per la mia fiacchezza
pallida e cittadina.
Autostrada corri corri lontano:
chi t'acchiappa?
Anni anni recisi, espianti,
le passioni sedate strangolate.
Percosso dai rimpianti, guardo,
le mie mani grosse incapaci,
io spaventapasseri e basta.
(Antol. "Il ricordo" G. Perrone 2008)
 

© 2018 Gianfranco Andorno. Tutti i diritti riservati.
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